Narnia
Narni (TR)
Narnia, la cittadella che costituì l’avamposto militare romano per la conquista dell’Umbria meridionale, sorse nel 299 a.C. dopo l’assedio e la conquista di Nequinum, un oppidum umbro che tenne in scacco l’esercito romano per un anno, prima della sua caduta, dovuta al tradimento di alcuni dei suoi cittadini. Livio ci racconta che la nuova colonia di Narnia fu “Colonia eo adversus Umbros missa a flumine Narnia appellata”, realizzata quindi contro gli Umbri ed il cui nome derivava dal vicino fiume Nahar.
A sottolinearne l’importanza fu la creazione della via Flaminia, che transitava al suo interno in senso nord – sud e si avviava poi alla biforcazione tra i due rami, quello orientale in direzione di Terni e quello occidentale, in direzione di Carsulae.
Il centro romano occupa lo stesso punto oggi occupato dalla Narni Medievale, arroccato su uno sperone roccioso a dominio della vallata sottostante, ricca di terreni coltivabili, del fiume Nera, con ogni probabilità navigabile in epoca antica e di percorsi viari di grande importanza.
Il suo fondamentale ruolo strategico apparve evidente nel 69 d.C., quando Vitellio, in lotta con le truppe di Vespasiano, ne fece la sua base d’appoggio prima della ritirata verso Roma e della definitiva sconfitta.
La città venne anche ricordata perché dette i natali all’imperatore Nerva.
La fase romana non emerge oggi in maniera evidente, nascosta al di sotto della veste medievale, con soltanto poche tracce visibili, ma dalla sua forma si possono riconoscere abbastanza bene la posizione e le dimensioni degli isolati romani, impostati secondo un impianto a maglie regolari e perpendicolari, un asse viario nord sud principale, corrispondente alle attuali via Mazzini, Piazza Priori e via Garibaldi, denominato “via maior”, da cui sono poi derivati tutti gli altri isolati.
Restano parti del circuito murario originale, che era in origine di circa 1200 m di lunghezza, che cingeva una superficie più piccola rispetto a quella della città medievale.
Lungo il circuito murario sono note al momento soltanto due porte, dalle quali entrava ed usciva la via Flaminia, porte delle quali restano tracce originali soltanto nel caso della porta meridionale.
Vista la posizione del centro, l’approvvigionamento d’acqua doveva costituire uno dei principali problemi, come testimoniano le tante cisterne note nel sottosuolo del centro. Tale problema venne definitivamente risolto con la creazione dell’Acquedotto detto “della Formina”, ancora funzionante e ricostruito più e più volte nel corso dei secoli, una struttura che si estende per una lunghezza di oltre 12 km, a partire dalle pendici del Monte Bandita, fino ad arrivare all’area urbana in zona piazza Garibaldi, dove sorge la cisterna principale di raccolta, il castellum acquae, da cui partiva poi la distribuzione urbana.
Lasciando Narni la via Flaminia si avviava in direzione nord e per raggiungere Carsulae, lungo il ramo occidentale, superava il Nera tramite la straordinaria opera del Ponte d’Augusto, uno dei più imponenti dell’Italia romana, lungo 180 m e con altezza massima di oltre 30 m.
Già gli autori antichi stessi ne ricordano l’eccezionale struttura, alternata da quattro arcate con luci di differenti dimensioni e con una larghezza della sede stradale, contenuta da parapetti, di 8 m di larghezza.
L’opera è comunemente attribuita ai lavori di monumentalizzazione del percorso della Flaminia voluti da Augusto a partire dal 27 a.C. nella cui logica di celebrazione della grandezza romana rientra appieno un’opera così grandiosa.