Mevania
Bevagna (PG)
La piccola cittadina di Bevagna, che oggi ci mostra quasi esclusivamente la sua veste medievale, anticamente era un centro molto importante, poiché con ogni probabilità fu capitale della Lega umbra, ruolo da cui deriverebbe anche il suo stesso nome, Mevania, cioè la città che sta nel mezzo, a sottolinearne la centralità sia geografica che politica.
La città in seguito alla sconfitta subita contro i romani nel 308, fu costretta, agli inizi del III sec. a.C., a sottoscrivere un trattato di alleanza con Roma.
È molto probabile che nell’ambito del II sec. a.C. i suoi territori vennero centuriati e assegnati ai veterani, nel periodo subito successivo alle guerre annibaliche. Infine, negli anni intorno al 90 a.C. divenne municipium, assegnato alla tribù Aemilia e poi, con Augusto, entrò a far parte della Regio VI Umbria.
Bevagna sorge lungo il ramo occidentale della via Flaminia e costituiva il primo centro urbano strutturato che si poteva incontrare lungo il percorso dopo Carsulae.
La città antica corrisponde quasi del tutto con quella medievale ed attuale, da cui si discosta nella parte nord, che originariamente superava la linea delle mura medievali, mentre ancora non del tutto chiara è la sua estensione verso sud.
Lungo le mura dovevano essere presenti almeno 4 porte, delle quali non resta al momento alcuna traccia. All’interno si riconosce la presenza di un impianto regolare, la posizione della piazza forense, le strutture riferibili a due templi, il teatro, l’impianto termale e un complesso di strutture probabilmente interpretabile come area mercantile collegata al porto fluviale.
Il centro occupa un’area grosso modo pianeggiante, digradante dolcemente verso est alla confluenza tra due corsi d’acqua molto importanti, l’attuale Topino, antico Tinia, che anticamente formava presso la città una profonda ansa ed il Clitunno, antico Clitumnus.
In considerazione dell’importante ruolo svolto dai fiumi Topino e Clitunno rispetto alla città di Mevania, un recente studio ha ipotizzato che nell’area dell’ex convento dei Domenicani potesse sorgere un grosso complesso commerciale, funzionale al carico e scarico delle merci tra la vicina via Flaminia e un probabile porto, che doveva affacciarsi sulla profonda ansa formata dal fiume Topino, che sarebbe arrivato a lambire le mura della città.